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Detergenti e inquinamento: che relazione hanno

Che ci sia una relazione tra uso di detergenti, detersivi e inquinamento è ormai una certezza, situazione che i dati delle ricerche scientifiche confermano di anno in anno. Tuttavia, se nell’immaginario collettivo si tratta di un problema rivolto esclusivamente all’inquinamento delle acque e delle falde acquifere, studi recenti testimoniano come il problema riguardi allo stesso modo l’inquinamento dell’atmosfera.

Se fino a poco tempo fa si è attribuita la colpa dell’inquinamento atmosferico prevalentemente ai carburanti, oggi uno studio dell’Università del Colorado, condotta dallo scienziato Brian McDonald, avrebbe portato alla luce una situazione nuova.

L’inquinamento dell’aria da parte dei detergenti

Lo studio di McDonald e del suo staff, condotto all’inizio del 2018, ha portato alla luce dati piuttosto sorprendenti, che fanno luce su aspetti a lungo trascurati nella battaglia contro l’inquinamento.

Nel settore dell’automotive, la forte attenzione verso le emissioni prodotte dai motori ha fatto sì che nel corso del tempo questi siano diventati più puliti, grazie a normative più restrittive e a un sentimento comune che ha spinto le case automobilistiche a impegnarsi verso una produzione più ecologica.

I detergenti e i detersivi, prodotti per derivazione dal petrolio, spesso sfuggono alla legislazione e sarebbero responsabili di un inquinamento dell’aria molto più importante di quello che si pensa.

Secondo McDonald, le emissioni causate dalla produzione di sostanze chimiche, composte di componenti organici volatili, cioè idrocarburi in forma gassosa o particolati, avrebbero un’incidenza pari a quella delle emissioni prodotta dal traffico. Solo pochi anni fa il rapporto tra i due tipi di emissioni era completamente diverso, in quanto si calcolava che i motori incidessero del 75%, contro un 25% di emissioni di COV.

Detergenti e motori: chi inquina di più?

L’inquinamento atmosferico causato dai motori è ben conosciuto e leggi apposite oggi tentano di ridurre l’impatto delle emissioni dei gas di scarico nell’aria. Nuovi studi, che si basano anche su recenti dati atmosferici in precedenza non disponibili, dimostrerebbero che attualmente l’inquinamento dovuto alle emissioni di COV avrebbe raggiunto gli stessi livelli di quelle prodotte dai motori.

Ciò si spiegherebbe con una minore attenzione da parte del legislatore verso questo tipo di prodotti, ma anche a causa di un’opinione pubblica meno attenta al problema, che solo recentemente avrebbe cominciato a prenderlo in considerazione con serietà.

Ci sarebbero poi anche motivi legati alla natura stessa dei prodotti: molti prodotti per la cura della persona e della casa, dagli spray ai deodoranti, sono pensati per evaporare. Le sostanze di questo tipo, una volta spruzzate, vanno ad accumularsi nell’atmosfera dove contribuiscono ad aumentare il livello di inquinamento.

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Come detersivi e detergenti inquinano le acque

Detergenti e detersivi chimici sono molto dannosi anche per quanto riguarda l’inquinamento delle falde acquifere, oltre che dei mari.

In assenza di una regolamentazione specifica e di controlli rigorosi, oggi ancora la maggior parte dei detersivi e dei detergenti ottenuti chimicamente sono prodotti attraverso derivati dal petrolio: i cosiddetti tensioattivi.

I tensioattivi sono sostante che hanno la capacità di diminuire la tensione superficiale dell’acqua: ciò significa che permettono la mescita di parti oleose e di acqua e aumentano la bagnabilità delle superfici, oltre al fatto che producono molta schiuma. Proprio per questo motivo sono utilizzati così frequentemente: rendono possibile la produzione di detergenti molto schiumosi e che danno la sensazione di lavare in modo efficace senza troppa fatica, allo stesso tempo non sono troppo costosi. Esistono anche tensioattivi naturali, che hanno un minore impatto inquinante sull’ambiente, ma nella maggior parte dei casi vengono ottenuti chimicamente attraverso la raffinazione del petrolio, proprio per una questione di risparmio economico.

I petrolati, oltre ad essere particolarmente inquinanti, sono dannosi anche per la salute dell’uomo, soprattutto nel momento in cui vengono a contatto con la pelle. Per questo shampoo, bagnoschiuma e saponi, oltre che detersivi per il bucato, non dovrebbero contenerli. Le conseguenze più frequenti di un uso abituale di questo prodotti si concretizzano nel costante aumento di allergie e dermatiti.

Perché i tensioattivi chimici sono inquinanti

I tensioattivi di produzione chimica, in particolare quelli che hanno un elevato potere schiumogeno, come il sodio lauryl e il sodio laureth solfato, hanno un costo di produzione piuttosto basso, tuttavia inquinano sia in fase di produzione, sia dopo l’uso quando vengono immensi negli scarichi.

In fase di produzione, gli scarti delle industrie petrolchimiche, se non accuratamente smaltiti, possono finire nei terreni e inquinare le falde acquifere.

Si tratta di prodotti non biodegradabili, di conseguenza non possono essere del tutto eliminati durante l’uso, ma rilasciano particelle che danneggiano la pelle oltre a rimanere nell’ambiente. Poiché spesso contengono zolfo e fosfati, i loro residui quando raggiungono mari o fiumi, contribuiscono a nutrire le microalghe che proliferano in modo eccessivo, influenzando l’equilibrio dell’ecosistema. Talvolta può succedere che aumentando l’attività batterica riducano la quantità di ossigeno e soffochino i pesci.

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I contenitori: l’inquinamento causato dalla plastica

La plastica è un altro elemento che ha contribuito nel corso degli ultimi anni a provocare un serio problema ambientale: negli oceani e nei mari l’accumulo di plastica ha portato alla formazione di vere e proprie isole di plastica, con conseguenze nefaste per la fauna marina. Si calcola che, se l’uso di plastica continuerà a essere ai livelli attuali, entro il 2050 il peso della plastica in mare supererà quello dei pesci, con il rischio che il 99% dei pesci marini ingerisca plastica.

I contenitori in plastica dei detersivi costituiscono un problema serio soprattutto se si rapporta il tempo necessario perché la plastica venga smaltita e la vita media del contenitore stesso. Si calcola, infatti, che un contenitore in plastica impieghi centinaia di anni a degradarsi, mentre dalla sua produzione al momento in cui viene buttato passano poche settimane: una proporzione insensata anche nel momento in cui venisse smaltito correttamente.

Pertanto, è opportuno scegliere detersivi e detergenti biologici e prodotti con ingredienti naturali: in genere anche per quanto riguarda i contenitori vengono utilizzati materiali ricaricabili o vengono distribuiti in flaconi ricaricabili, diminuendo così l’uso di plastica.

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