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Tumore e gravidanza: si può avere un bambino dopo una patologia oncologica?

Affrontare una patologia tumorale quando si è ancora giovani non solo è destabilizzante dal punto di vista della salute, ma può influire negativamente anche sulle scelte di vita.

Molte persone pensano che una gravidanza dopo un tumore non sia possibile o che sia sconsigliata. Se da una parte è vero che le cure oncologiche possono avere conseguenze negative sulla fertilità e sulla probabilità di riuscire a concepire, è altrettanto vero che oggi esistono le tecniche per la conservazione della fertilità che permettono di mantenere le condizioni precedenti alla patologia, rendendo possibile avere un figlio anche dopo il cancro.

Cure oncologiche e infertilità: che rapporto hanno

Quando ci si ammala di tumore è necessario affrontare la malattia attraverso terapie oncologiche. Negli ultimi anni lo sviluppo di questi trattamenti è stato fondamentale per permettere di aumentare sensibilmente le possibilità di sopravvivenza dei pazienti malati di cancro.

I dati dell’associazione italiana per la ricerca sul cancro dimostrano che quotidianamente sono circa 1000 i nuovi casi di cancro nel nostro paese. Un numero non indifferente che ha visto un incremento dei casi soprattutto per le donne. Nel periodo compreso tra il 2008 e il 2016, l’incremento di pazienti di sesso femminile è stato di circa l’1,3%.

Per contro, il dato positivo è quello secondo il quale negli ultimi anni la combinazione di una diagnostica sempre più avanzata e l’utilizzo di terapie mirate ha permesso di aumentare sensibilmente le possibilità di sopravvivere.

Se fare prevenzione si è rivelato come il metodo migliore per ridurre i rischi di complicazioni dovute alla patologia oncologica, è altrettanto vero che l’introduzione di farmaci sempre più efficaci a combattere la malattia ha permesso di aumentare notevolmente la sopravvivenza media. Oggi si calcola che i malati di cancro dopo cinque anni abbiano una sopravvivenza media del 54% per gli uomini e del 60% per le donne.

Il tumore del seno è quello maggiormente diffuso tra le donne (circa 14% dei casi), mentre il tumore alla prostata è quello più diffuso tra gli uomini (9,6% dei casi). Tuttavia, si tratta delle patologie oncologiche con la percentuale di sopravvivenza a cinque anni maggiore: ben 87% delle pazienti malate di tumore al seno e il 92% dei pazienti malati di cancro alla prostata.

Le cure oncologiche si stanno, dunque, mostrando sempre più efficaci e la speranza di condurre una vita normale dopo un tumore oggi è sempre più concreta. Proprio per questo, anche di fronte a una diagnosi tumorale, chi desidera avere dei figli e pensa a una gravidanza dopo il tumore può affidarsi a tecniche di preservazione della fertilità che contrastino gli effetti collaterali delle terapie.

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Perché le cure oncologiche incidono sulla fertilità

L’influenza delle terapie oncologiche sulla fertilità è un dato concreto. Tuttavia, non è detto che tutte le cure possano avere lo stesso effetto: molto dipende dalla tipologia di trattamenti che vengono utilizzati così come dalla situazione del singolo paziente. Ogni paziente ha una storia a sé stante: può reagire in modo diverso alle cure e avere effetti collaterali diversi. Allo stesso modo, la sua situazione ormonale può influire sui risultati delle cure.

Gli effetti delle cure oncologiche

Oggi la chemioterapia è uno dei trattamenti più utilizzati per alcuni tipi di tumore. Sebbene nel tempo sia stata perfezionata la funzionalità di questo tipo di cure, è comunque vero che alcuni effetti collaterali rimangono. La chemioterapia distrugge alcune cellule tumorali non permettendone la riproduzione. Tuttavia, in alcuni casi può succedere che vengano distrutte anche delle cellule sane con conseguenze di vario genere. Di solito, gli effetti collaterali della chemioterapia si riducono una volta finito il ciclo di cura. È però altrettanto vero che possono esserci effetti duraturi, che possono influenzare la capacità di procreare. Oltre alla chemioterapia, ci sono altre cure oncologiche che influenzano la possibilità di ottenere una gravidanza dopo tumore.

  • Terapie ormonali: vengono utilizzate per alcuni tipi di patologia, come per esempio il cancro al seno e influiscono sulla capacità di concepire in quanto sopprimono la funzionalità ovarica. In alcuni casi, soprattutto se si fa uso di terapie ormonali in associazione alla chemioterapia, può essere più elevato il rischio di menopausa precoce. Tuttavia, può succedere che l’effetto sia temporaneo e che le mestruazioni possano tornare dopo alcuni mesi dalla fine della terapia.
  • Radioterapia: nel caso in cui riguardi l’apparato riproduttore, può causare danni alle ovaie e all’apparato vascolare uterino.
  • Interventi chirurgici: anche gli interventi chirurgici possono essere utilizzati come terapia per contrastare le terapie ormonali. Se interessano l’apparato riproduttore, possono impedire il concepimento o addirittura la gravidanza.
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Salvaguardare la possibilità di gravidanza dopo tumore

Se si desidera un figlio o se, comunque, non si esclude la possibilità di averlo una volta terminate le cure oncologiche, potrebbe essere importante pensarci per tempo.

Oggi con le tecniche di preservazione della fertilità è possibile pensare a una gravidanza dopo tumore. In particolare, la crioconservazione degli ovuli e la crioconservazione del tessuto ovarico rappresentano due ottime soluzioni che permettono di procrastinare il momento di concepire.

  • La crioconservazione degli ovuli consiste nel prelevamento degli ovuli affinché vengano congelati e riutilizzati nel momento in cui la gravidanza sia possibile. Può essere effettuata in specifici periodi del ciclo mestruale in quanto richiede stimolazione ovarica.
  • La crioconservazione del tessuto ovarico è una operazione che viene effettuata in via laparoscopica in anestesia totale. Ha il vantaggio di poter essere fatta in qualsiasi momento del ciclo mestruale e a qualsiasi età, anche prima della pubertà. Tuttavia, non può essere fatta per tutti i tipi di tumore. In particolare, è sconsigliata per quelli che hanno una elevata probabilità di metastasi, come alcuni tumori all’ovaio.

Per entrambe le tecniche, sarebbe consigliabile procedere al prelievo non oltre i 35 anni di età.

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