Le microplastiche sono una piaga che affligge il nostro pianeta e che ci tocca così da vicino da invadere anche il nostro organismo.
Fino a 150 anni fa il problema non persisteva, la plastica non esisteva ancora, è nata con Alexander Parkes che riuscì a brevettare la famosa celluloide.
Sono passati gli anni e il materiale ha subito diverse mutazioni: dalla bakelite siamo arrivati fino al PET.
Oggi il pianeta è costantemente minacciato da tecnopolimeri sempre più sofisticati e numerosi.
Quando è nata la plastica si vedeva solo la sua estrema utilità in diversi settori, il problema principale però è che questo materiale non è stato pensato per essere degradabile, quindi la lenta e inevitabile frantumazione della plastica non riciclata dà luogo alle cosiddette microplastiche.
Queste ultime si sono espanse sempre di più invadendo i nostri mari e finendo inevitabilmente per essere anche assimilate tramite diversi alimenti.
La frantumazione delle microplastiche produce le nano plastiche, particelle di dimensione tra gli 1 e i 100 nanometri.
La contaminazione cui siamo sottoposti è presente sotto diverse forme, le inaliamo respirandole quando presenti nell’aria, sono presenti su tessuti, all’interno di cosmetici, ma principalmente all’interno di diversi alimenti.
È stata riscontrata una elevata concentrazione di microplastiche in pesce, gamberi, alghe, e molluschi, soprattutto nelle cozze poiché vengono consumate senza la rimozione dei visceri.
Sono state trovate anche nel sale, nella birra, nel miele e nell’acqua.
Bere acqua potabile dai rubinetti purtroppo è una delle cause maggiore di ingestione di queste particelle nocive.
Per fare attenzione a non acquistare prodotti che contengono microplastiche dobbiamo leggere attentamente l’etichetta che riporta gli ingredienti, questo materiale è indicato con il nome di polyethylene.
Molti dei prodotti di uso quotidiano contengono queste particelle, ne sono un esempio i cosmetici e le creme scrub ed esfolianti per la cura della pelle.
Possono, inoltre, essere presente in alcuni dentifrici, nei glitter e nelle bustine del tè.
Le microplastiche sono presenti anche nelle fibre tessili e in moltissimi prodotti da bagno.
Come nel caso dei prodotti alimentari, anche qui l’unica soluzione è leggere attentamente l’etichetta e prestare attenzione all’ingrediente polyethylene.
Ogni essere umano è importante, ogni suo gesto e ogni suo pensiero contano.
Il problema è che il pensiero collettivo continua ad essere che il singolo non farà mai la differenza, che una sola azione in un determinato istante non potrà mai risolvere la crisi ambientale, ma se sommassimo tutte le azioni di tutte le persone che hanno avuto questo stesso pensiero, allora sì che aiuteremmo il pianeta e di riflesso noi stessi.
Si inizia sempre a piccoli passi: evitare piatti, bicchieri e forchette di plastica monouso, prediligere indumenti e arredamento con fibre naturali e non sintetiche, utilizzare la borraccia anziché le bottigliette usa e getta, impegnarsi per fare la raccolta differenziata.
Ogni azione anche se piccola è un passo verso un futuro più pulito e al giorno d’oggi sul mercato esiste una notevole varietà di prodotti che consente di fare la scelta giusta: cannucce, piatti e bicchieri compostabili, detersivi sfusi, pannolini lavabili, oggetti in bamboo al posto della plastica.
Per ridurre l’impatto delle microplastiche sull’ambiente è importante scegliere prodotti che non le contengano o che ne contengano il minor numero possibile.
Inoltre, è possibile sostituire la plastica con altri materiali che hanno un impatto ambientale più ridotto. Alcune alternative alle microplastiche includono:
Le amache, per esempio, come quelle commercializzate su https://www.amacagigante.it/, possono essere realizzate con materiali naturali come il cotone, il lino o la lana, che sono meno dannosi per l’ambiente rispetto alla plastica. Inoltre, scegliendo amache realizzate con materiali sostenibili e biodegradabili, è possibile contribuire a ridurre l’impatto ambientale del proprio arredamento.
È importante notare che alcune di queste alternative potrebbero avere un impatto ambientale diverso a seconda della loro produzione e utilizzo. Ad esempio, le bioplastiche possono essere biodegradabili, ma potrebbero richiedere l’utilizzo di fertilizzanti e pesticidi durante la loro produzione, che potrebbero avere un impatto sull’ambiente. Inoltre, alcune fibre naturali potrebbero essere trattate con sostanze chimiche durante il processo di produzione, il che potrebbe ridurre la loro sostenibilità. Pertanto, è importante fare una valutazione accurata delle diverse opzioni disponibili per scegliere quella che ha l’impatto ambientale più basso.
Le microplastiche sono molto dannose per l’organismo umano.
La micro e le nano plastiche possono causare infiammazioni, mutazioni genetiche, cancerogenicità.
Spesso queste materie si accumulano nel fegato, nei reni, nell’intestino e provocano patologie sia a livello fisico e metabolico sia a livello neurologico.
Possono avere anche effetti deleteri sulle cellule umane danneggiandole in maniera permanente.
Uno studio dell’Università di Catania ha evidenziato come le microplastiche stiano mettendo a rischio l’intero ecosistema marino.
Emerge in maniera preoccupante come questo materiale si sia insinuato nei fondali marini e nei pesci che vi abitano.
Sono stati analizzati i contenuti stomacali dei pesci poiché sebbene sia noto il fenomeno delle microplastiche è ancora da studiare l’aspetto della loro ingestione e l’effetto che ha sull’intero ecosistema marino.
È stato evidenziato come i pesci più piccoli ingeriscano sorprendentemente una quantità molto più elevata di microplastiche rispetto a pesci di più grandi dimensioni: i pesci più piccoli subiscono una confusione predatoria scambiando le piccole particelle per un alimento.
Ogni nostra azione ha un effetto diretto sui nostri mari, sull’aria che respiriamo, sulla nostra terra, sulle coltivazioni e su quello che mangiamo.
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