Da sempre la musica è un potente strumento ludico e creativo alla quale spesso sono collegati molti dei nostri ricordi.
Il concetto di musicoterapia era già diffuso nell’antica Grecia dove la musica veniva vista come una cura per corpo e spirito e come principale strumento per forgiare il carattere e la personalità.
Questa terapia dagli effetti benefici si basa sull’utilizzo della musica per giovare i pazienti in ambito terapeutico.
Viene considerata attiva quando il dialogo avviene riproducendo suoni con oggetti o strumenti musicali; viene, invece, considerata recettiva quando è basata solo sull’ascolto di melodie.
La musica è in grado di attivare nel cervello le reti neurali del piacere con la conseguente produzione di endorfine che migliorano lo stato d’animo e favoriscono il rilassamento.
In questa disciplina esiste ovviamente del personale qualificato che aiuta i pazienti durante il loro percorso riabilitativo, in questo caso parliamo del musicoterapeuta, un esperto che possiede competenze sia in ambito medico che psicologico e musicale.
I campi di applicazione della terapia musicale sono diversi ma ciò che li accomuna è l’indubbia efficacia di questa pratica.
Viene utilizzata come supporto psicologico per i pazienti soggetti a cure palliative, per chi soffre di ansia e depressione.
Diversi studi e ricerche hanno evidenziato come la musica sia in grado di migliorare la qualità del sonno, di indurre uno stato di benessere e di instaurare sentimenti carichi di energia positiva.
La giusta melodia e il ritmo donano benefici già nel grembo materno, suonare uno strumento musicale facilita l’apprendimento e aumenta la creatività e la coordinazione motoria, mentre l’ascolto agevola la concentrazione.
Secondo uno studio dell’American Academy of Neurology la musicoterapia giova particolarmente alle persone che soffrono di demenza senile e Alzheimer.
La musica è in grado di risvegliare emozioni, ricordi ed abitudini, donando una sensazione di pace al paziente.
Attraverso l’utilizzo di strumenti musicali ci si pone come obiettivo sollecitare ed allenare le funzioni cognitive.
La partecipazione dei pazienti ad un gruppo di musicoterapia crea una connessione, un legame profondo che li aiuta ad affrontare l’arduo percorso dando voce alle loro emozioni.
In questo contesto è importante citare il famoso Effetto Mozart: una controversa teoria scientifica che ha uno studio come fondamenta.
Due neurologi, Rauscher e Shaw, infatti, sottoposero due gruppi di studenti a un test dopo aver fatto ascoltare solo ad uno una melodia di Mozart.
Rauscher notò che il gruppo che aveva ascoltato la musica ottenne un punteggio nettamente superiore, incrementando le prestazioni spazio-temporali.
Fu così che questo stesso test venne replicato in ambito geriatrico e si notò come la musica di Mozart, in particolare il brano Amadeus, fosse in grado di risvegliare i pazienti affetti da demenza senile e Alzheimer, reintegrandoli pian piano nella società e donando loro gli strumenti per continuare a lottare.
La musicoterapia aiuta a stimolare entrambi gli emisferi del cervello e per questo trova un suo efficace impiego nei pazienti affetti di autismo.
Spesso chi soffre di questa patologia ha difficoltà a comunicare, a recepire le informazioni e a capire le situazioni.
La musica in questo caso avrà una doppia valenza in quanto potrà essere utilizzata sia per premiare i comportamenti positivi sia come strumento per agevolare la comunicazione.
L’ascolto e la riproduzione melodica aiuteranno i soggetti a stimolare le abilità comunicative, relazionali e creative.
La musica nel periodo prenatale instaura un legame tra madre e figlio, aiuta il feto a calmarsi e la mamma a trovare il benessere: il bambino in grembo è in grado di sentire suoni sia provenienti dall’esterno sia dall’interno, nasce così la musicoterapia prenatale.
Questa terapia fornisce uno strumento per gestire lo stress della gravidanza, potenziare lo sviluppo cerebrale del bambino e aiuta a captare le reazioni motorie del feto in risposta alla musica.
La musica rilascia dopamina e ossitocina nel cervello e può far ritrovare il legame e l’intesa di coppia.
La scelta delle canzoni spetta ai diretti interessati, mentre è stato sperimentato che il volume alto della musica sprigiona nell’individuo un irrefrenabile desiderio di trasgressione e un impagabile senso di libertà.
Individuare la playlist giusta può aiutare l’intimità di coppia a qualsiasi età aprendo i partner al dialogo, aiutandoli a comunicare i propri desideri ed emozioni attraverso la musica.
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