L’ipossiemia è una condizione patologica durante la quale la quantità dell’ossigeno del sangue diminuisce al di sotto di determinate soglie, provocando disturbi di gravità variabile.
Fino a certi livelli, l’ipossiemia può non rappresentare un problema molto grave, tuttavia oltre certi limiti può avere conseguenze gravi che richiedono un intervento immediato.
L’apparato respiratorio ha la funzione di portare ossigeno (O2) ai tessuti e di eliminare l’anidride carbonica (CO2) dal sangue arterioso.
La respirazione si può osservare dal movimento della cassa toracica, che si alza e si abbassa ritmicamente, e durante questi casi i polmoni si riempiono e si vuotano.
Il sistema respiratorio è composto sia dalle vie aeree superiori (cavità nasali, naso, faringe e laringe) sia dalle vie aeree inferiori (trachea, bronchi e polmoni).
Ciò avviene tramite tre processi, durante i quali l’ossigeno presente nell’ambiente viene inspirato attraverso le vie aeree superiori, condotto nei polmoni e quindi nel sangue affinché irrori i diversi tessuti e organi permettendo il loro corretto funzionamento.
La ventilazione è la funzione attraverso la quale l’aria viene immessa nei polmoni e, viceversa, espulsa dai polmoni. Le vie aeree permettono immissione dell’aria ricca di ossigeno nei polmoni e, di seguito, l’emissione di aria povera di ossigeno.
La perfusione è invece il processo durante il quale il sangue viene pompato nel sistema cardiocircolatorio. Quando le condizioni sono normali la perfusione polmonare non è omogenea in tutte le aree.
La diffusione è il passaggio spontaneo di gas tra gli alveoli polmonari e il sangue presente nei polmoni attraverso la membrana alveolo-capillare.
Pertanto, il ciclo completo della respirazione non riguarda solo, come a volte pensiamo, l’inspirazione e l’espirazione, ma tutto il complesso processo che permette ai tessuti e agli organi di essere sufficientemente ossigenati dall’aria che inspiriamo tramite le vie aeree.
In alcuni casi, si può presentare la cosiddetta ipossiemia, ovvero una diminuzione dell’ossigeno contenuto nel sangue sotto certe soglie, a causa di un non corretto scambio gassoso a livello di alveoli polmonari.
Lo strumento ideale per misurare i livelli di ossigenazione del sangue è il pulsossimetro (o saturimetro), del quale esistono diversi modelli in commercio.
Perché si abbia una respirazione corretta, che garantisca ossigenazione a tutti i tessuti, devono essere nella norma due valori:
La pressione dell’ossigeno nel sangue arterioso;
La percentuale di globuli rossi saturi di ossigeno.
Quando questi due valori scendono sotto determinati limiti, si va incontro a ipossiemia: in particolare, quando la pressione parziale dell’ossigeno nel sangue arterioso scende al di sotto dei 55-60 mmHg e la saturazione dell’ossigeno nel sangue è inferiore al 90%.
Per quanto riguarda la saturazione, i valori ottimali sono compresi 97% e 99%. Tuttavia, anche valori leggermente più bassi possono essere fisiologici e, quindi, non rappresentare un rischio. Negli anziani, per esempio, si può registrare una saturazione attorno al 95%, così come in soggetti affetti da insufficienza respiratoria vi possono essere valori fino al 90%.
Per quanto riguarda, invece, la pressione parziale dell’ossigeno (PaO2) nelle arterie, i valori nella norma sono compresi generalmente tra i 70-100 mmHg, con lievi differenze dovute fisiologicamente all’età. Negli anziani, infatti sono normali valori leggermente più basse. Tuttavia, quando la PaO2 scende al di sotto dei 70 mmHg si può verificare una lieve ipossia, che si aggrava progressivamente man mano che i valori si abbassano.
L’ipossiemia viene, dunque, provoca da non corretti scambi gassosi a livello di alveoli polmonari. In genere, possono esserci diverse cause di questo fenomeno e si distinguono tra cause acute e cause croniche.
Le cause acute sono quelle provocate da patologie come asma, edema polmonare, polmonite, pneumotorace, embolia, etc. oppure condizioni patologiche come il mal di montagna oppure da assunzione di farmaci come narcotici o anestetici.
Le cause croniche, invece, sono associate a patologie di tipo cronico che interessano l’apparato respiratorio e che portano a una diminuzione della capacità respiratoria, come enfisema, fibrosi polmonare, etc.
L’ipossiemia a sua volta è già il sintomo di un’altra patologia o condizione patologica, acuta o cronica.
Ad essa si possono associare numerosi altri sintomi, che dipendono dalla patologia alla base dell’ipossiemia.
Molto frequentemente si osservano:
cianosi, ovvero colorito bluastro della pelle, oppure colorito rosso intenso della pelle;
stato confusionale;
difficoltà respiratoria;
tosse con, talvolta, emissione di sangue;
disturbi legati al ritmo cardiaco, come aritmie, tachicardie;
malessere generalizzato;
ipertensione arteriosa;
sudorazione.
Una corretta circolazione dell’ossigeno è alla basa di una buona ossigenazione dei tessuti, pertanto l’ipossiemia è in ogni caso una condizione seria, la quale può aggravarsi progressivamente man mano che i valori di PaO2 e SpO2 scendono.
Quando la quantità di ossigeno nei tessuti scende sotto determinati livelli si può andare incontro a una necrosi del tessuto stesso, in quanto l’ossigeno è fondamentale per il corretto funzionamento cellulare. Talvolta può succedere che la necrosi riguardi solo alcuni tessuti oppure può coinvolgere l’intero organismo.
A seconda dei tessuti che coinvolge può avere conseguenze anche molto gravi. Nei casi più gravi può provocare coma e può portare alla morte.
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