Le mascherine chirurgiche sono un presidio sanitario di particolare importanza. Durante i periodi di emergenza, come quella causata dall’epidemia di codiv-19, la loro importanza è ancora più evidente, tanto da creare un dibattito sull’uso e sulle caratteristiche tecniche che le mascherine dovrebbero avere.
Le mascherine chirurgiche vengono chiamate anche con l’espressione “maschera facciale ad uso medico”, proprio per il fatto di essere utilizzate ed indossate dall’operatore sanitario durante un intervento di chirurgia o in attività similari, così da evitare eventuali dispersioni di agenti patogeni (cariche virali o batteriche).
Ad oggi, per realizzare in maniera efficiente e sicuro le mascherine chirurgiche più moderne, si utilizza la carta oppure un materiale non tessuto. La struttura, la forma e la dimensione varia in base a quelle che sono le modalità di utilizzo.
In genere, si possono trovare mascherine chirurgiche a tre strati sovrapposti: all’interno di due strati di tessuto non tessuto, viene inserito un terzo strato di materiale soffiato a profusione.
Nello specifico, ciascuna mascherina chirurgica da due oppure da tre strati di tessuto non tessuto è composta principalmente da fibre di poliestere oppure da polipropilene.
Il materiale con il quale è realizzata la parte esterna è di tipo spunbond. Esso, sempre appartenente al tessuto non tessuto (tnt) viene già impiegato all’interno del settore industriale nonché in quello automobilistico. Lo spunbond, inoltre, viene reso ancora più performante con un trattamento idrofobo. In tal modo si garantiscono alla mascherina proprietà meccaniche di resistenza e proprietà idrofobe.
Tale tipologia di materiale svolge la funzione di filtro, ossia fa da barriera ai microbi sia dall’interno della maschera verso l’esterno, sia dall’esterno della stessa verso l’interno. La loro protezione è quasi totale verso l’esterno, infatti si stima che filtrino circa il 95% dei batteri totali. Invece, la capacità filtrante a protezione di chi le utilizza è solo del 20%, in gran parte dovuta alla poca aderenza sul volto.
Lo strato centrale, o intermedio, è realizzato ugualmente da tessuto non tessuto ma si avvale della tecnologica definita meltblown. Essa prevede l’inserimento nelle mascherine chirurgiche di microfibre da 1 a 3 micron di diametro, assicurando la funzione filtrante.
Il terzo strato, presente nella maggior parte delle mascherine chirurgiche, è composto di nuovo dallo spunbond. Questo strato va direttamente a contatto con il viso e ha lo scopo di fungere da barriera protettiva verso la cute, sulla quale poggia lo strato filtrante.
Le mascherine presentano delle pieghe sulla superficie esterna. La loro utilità consiste nel cercare di rendere la mascherina anatomica e aderente, in base alla conformazione del viso di chi la indossa. La protezione è maggiore se la copertura del volto è sufficientemente ampia, in modo da coprire dal mento al naso.
Infatti, se la mascherina non aderisce bene al viso, il passaggio di batteri esterni è molto più probabile e si riduce ancora la protezione per chi la indossa.
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