Quando si verifica una pandemia, come nel caso dell’emergenza coronavirus, è necessario che gli enti preposti alla protezione della salute pubblica indichino quali dispositivi di protezione utilizzare. Nel caso nel codiv-19, il Comitato Tecnico Scientifico ha raccomandato l’uso delle mascherine, assieme a quello dei guanti monouso e ad un’igiene particolarmente accurata delle mani.
Tuttavia, esistono in commercio tanti e diversi tipi di mascherine: dalle chirurgiche a quelle di stoffa, dalle mascherine fai da te fino alle mascherine FFP2 ed FFP3.
Non sempre, però, alla maggior parte della popolazione, sono chiare le differenze tra i diversi tipi di mascherine, quando vadano usate e come.
Una delle tipologie di mascherine maggiormente ricercate e vendute sul mercato sono le mascherine della tipologia FFP3.
Le mascherine FFP3 sono particolarmente note e diffuse giacché si caratterizzano come uno dei migliori dispositivi di protezione delle nostre vie respiratorie.
Già utilizzate in larga scala nelle industrie farmaceutiche, tessili, siderurgiche, nei laboratori di analisi e soprattutto da operatori sanitari specializzati durante l’assistenza di soggetti infetti o potenzialmente tali, nonché a chi si occupa di ricerca ed è esposto ad un rischio elevato di contagio, hanno avuto una larga diffusione proprio durante l’emergenza covid-19.
La sigla FFP (Filtering Face Piece) deriva dall’inglese e in italiano significa letteralmente “filtrante facciale delle particelle”. Si tratta, quindi, di dispositivi posti davanti al volto che filtrano le particelle con lo scopo di evitare il passaggio dei virus.
Le mascherine FFP si dividono in tre classi in base alla loro efficacia filtrante rispetto a particelle piccolissime, come quelle del virus covid-19.
L’efficacia filtrante delle mascherine FFP3 dall’interno verso l’esterno è data dal fatto che sono in grado di limitare il passaggio del virus con un flusso d’aria di 95/l al minuto.
La loro capacità filtrante è di circa il 99% delle particelle presenti nell’aria, perdono invece verso l’interno circa il 2 %.
Esistono, poi, delle mascherine FFP3 con valvola. Sebbene molti pensino che la valvola ne aumenti l’efficacia, in realtà queste valvole non hanno alcuna influenza sulla capacità filtrante della mascherina, ma sono più confortevoli durante la respirazione.
La funzione della valvola, infatti, è quella di fare da espiratore, ossia di consentire all’aria calda di essere espulsa facilmente e all’umidità di non accumularsi all’interno, garantendo una formazione nettamente minore di condensa.
In tal modo, è possibile utilizzarla come dispositivo di protezione senza il rischio che si produca appannamento sulle lenti dei propri occhiali, rendendo più semplice la respirazione.
Tuttavia, le mascherine FFP3 a valvola proteggono chi le indossa dal possibile contagio, ma, nel caso in cui fosse contagiosa la persona che le indossa, non proteggerebbero le persone con le quali queste ultime vengono a contatto, proprio per il meccanismo di fuoriuscita d’aria.
Per le caratteristiche appena descritte è necessario considerare che in questo modo può passare anche il virus: chi è positivo ai virus, o ha il sospetto di esserlo, non dovrebbe pertanto utilizzare questo tipo di mascherina.
Esse proteggono le persone che vengono a contatto con chi le indossa da numerosissimi agenti di natura infettiva: come tubercolosi, Sars-Cov-2, H1 N1, varicella e morbillo.
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